Davide Rebellin
"Sono tornato dopo due anni di silenzio e lavoro, con più voglia e più rabbia di prima, rivendico la mia innocenza ed il diritto di guardare avanti, impegnandomi anche a favore dei giovani.
Ho quarant'anni ma non li sento".»
Davide Rebellin
Davide Rebellin, soprannominato "il chierichetto" perchè da piccolo serviva la messa e per quel suo aspetto di assoluta calma e innocenza, è in realtà uno dei corridori più determinati, grintosi e vincenti del gruppo.
E, soprattutto, lo è ormai da quasi vent'anni.
Rebellin ha infatti esordito tra i professionisti nel 1992, e da allora ha conquistato moltissimi successi, soprattutto tra le "classiche", gare di un giorno come l'Amstel Gold Race, la Freccia Vallone (3 volte), la Liegi-Bastogne-Liegi, le Tre Valli Varesine.
Il 9 agosto 2008 il ciclista veneto si aggiudica la medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Pechino, nel giorno del suo trentasettesimo compleanno, ma a quasi un anno di distanza risulta positivo al Cera,
in seguito a nuove più rigorose analisi effettuate sui campioni di sangue prelevati durante i Giochi e congelati.
Inizia una nuova fase nella carriera di Davide Rebellin:
l'infamia, le accuse, la squalifica per due anni.
Rientrato alle corse dopo due anni di squalifica il 16 agosto 2011, pochi giorni dopo aver compiuto i 40 anni, vince la Tre Valli Varesine per la seconda volta in carriera.
Luci e ombre, per una storia personale in chiaroscuro che merita di essere raccontata in quanto metafora della storia stessa del ciclismo professionistico, quanto meno quello degli anni '90 e 2000.
Fin dai primi passi del film, quando “L’Ultimo Chilometro” era poco più di un’idea embrionale, avevamo in mente un personaggio tra tutti, un nome: Davide Rebellin.
Dagli anni ‘90 lo vedevamo lottare in gruppo, allenarsi come un soldatino, ricercare la vittoria con tutte le forze, con una grinta, una caparbia e una determinazione fuori dal comune.
A film concluso, possiamo dire di essere molto soddisfatti della nostra scelta: Davide si è dimostrato non solo un grande atleta (questo già lo si sapeva,
ma i risultati del 2012 e il suo recente passaggio al team CCC Polska, alla tenera età di 40 anni, ce ne hanno dato ulteriore riprova) ma anche un grande uomo.
Lasciamo ad altri il giudizio sulle vicende di Pechino 2008 e quanto ne è conseguito, da parte nostra possiamo solo dire di avere trovato (nel 2012, noi parliamo solo del Davide Rebellin che abbiamo conosciuto noi) una bella persona.
Guardate il film: sicuramente Davide (e con lui la fidanzata Francoise) sarà una gradita sorpresa anche per voi.
___________________________________________________________________________________________________________________________________
ALCUNI ARTICOLI SU DAVIDE REBELLIN (vai a fondo pagina per gli articoli più recenti)
VERONA, 30 SETTEMBRE 2004 - Il caso Rebellin scuote il mondo del ciclismo.
Da QN Quotidiano Nazionale
Prima ha spaccato la squadra azzurra, ora mina anche la credibilità della federazione ciclistica.
Davide Rebellin non correra' il mondiale di domenica: l'Uci non ha accettato la sua iscrizione per l'Argentina, in quanto manca un documento che attesti la sua nuova nazionalita'. Lo ha reso noto il suo addetto stampa Federico Morini.
Manca un documento, a quanto pare, e se non verrà presentato entro mezzogiorno Rebellin non potrà correre il mondiale con la maglia della nazionale argentina sulle sue spalle. Oltre il danno, niente convocazione azzurra, la beffa, niente gara.
Mancherebbe ancora qualche documento per perfezionare l'iscrizione del leader della Coppa del Mondo alla gara iridata di domenica, ma c'e' tempo fino alle 12 - hanno spiegato all'Uci - per portare le carte mancanti.
''Noi abbiamo seguito tutta la procedura, i documenti che servivano sono stati presentati. Ora attendiamo anche noi l'appuntamento di domani alle 12.30 per capire cosa decide l'Uci''. Federico Morini, addetto stampa di Davide Rebellin, spiega cosi' la situazione del perfezionamento dell'iscrizione del neo argentino.
Nel raduno azzurro di Villa Quaranta a Ospedaletto di Pescantina, una delle domande piu' frequenti dei giornalisti riguarda la presenza al mondiale di Davide Rebellin da avversario, con la maglia dell'Argentina.
Se alla fine vincesse Rebellin?: ''Meglio che vinca uno che indossa la maglia azzurra - dice Damiano Cunego - Pero' Davide avrebbe potuto meritare piu' attenzione, ha fatto dei bei risultati. Lo stesso si puo' dire per Simoni. Ma le scelte le fa Ballerini, ed e' giusto cosi'''.
Anche il ct Franco Ballerini ha risposto al quesito: ''Io sono uno che e' felice della felicita' degli altri. Se diventasse campione, Rebellin realizzerebbe un sogno. E se lui diventasse iridato per me non sarebbe una pena. D'altronde se non avesse fatto la scelta che ha fatto lui sarebbe qui con noi nel ritiro di Villa Quaranta''.
Ancora più chiaro il parere di una leggenda del ciclismo italiano, Gianni Bugno: ''Non mi stupirei se Rebellin corresse contro l'Italia , io farei cosi'. Oltre a perderlo come atleta la nazionale rischia di averlo come avversario''.
Uno che il Mondiale lo ha vinto due volte (1991 e 1992) e' polemico con le scelte del Ct Franco Ballerini: ''La nazionale e' abbastanza competitiva''. Non poi così tanto perché ''bisognerebbe portare i migliori. Uno come Rebellin che vince tre classiche in una settimana non lo lascerei a casa, ma pure Simoni, Di Luca e Bartoli dovrebbero essere qui. Spiegatemi per quali motivi tecnici non ci sono. Io credo che per regolamento i primi 50 della classifica Uci dovrebbero partecipare di diritto''.
Sulla linea di Bugno anche lo spagnolo Indurain. Nessun pronostico,ma ha sottolineato che ''Spagna e Italia sono le nazioni favorite''. Per quanto riguarda la posizione di Davide Rebellin, Indurain ha osservato che ''si tratta di un caso strano, insolito . Attenzione anche a lui - ha proseguito - perche' e' in ottima forma e e' uno specialista delle corse in linea. Non capisco cosa sia successo con il selezionatore italiano".
Ciclismo, Davide Rebellin trionfa nella Freccia Vallone
da ILSOLE24ORE.COM
25 aprile 2007
È Davide Rebellin, del team Gerolsteiner, il vincitore della 71.ma edizione della Freccia Vallone, la classica belga disputata sui 202,5 chilometri da Charleroi a Huy. Il ciclista veneto si è aggiudicato nettamente l'arrivo in salita sul Muro di Huy, conquistando per la seconda volta in carriera la prestigiosa corsa delle Ardenne, già vinta nel 2004. Rebellin succede nell'albo d'oro allo spagnolo Alejandro Valverde.
Rebellin, che ha piazzato lo scatto decisivo ai 200 metri superando il tedesco Mathias Kessler (Astana), ha preceduto sul traguardo Valverde (Caisse d'Epargne) e l'abruzzese Danilo Di Luca (Liquigas). Kessler, invece, si è piazzato quarto. Di Luca, vincitore della Freccia Vallone nel 2005, si era classificato terzo anche domenica scorsa in Olanda nella Amstel Gold Race, prima prova del Trittico delle Ardenne che domenica si chiuderà con la Liegi-Bastogne-Liegi. Anche la Amstel Gold Race era stata vinta da un corridore della Gerolsteiner, il tedesco Stefan Schumacher, proprio davanti a Rebellin. Il veneto, che ad agosto compirà 36 anni, firmando per la seconda volta l'albo d'oro della Freccia Vallone ha avvicinato Moreno Argentin, che con i suoi trionfi nel 1990, 1991 e 1994 è uno dei tre ciclisti riusciti a vincere per tre volte classica belga (con lui anche il grande Eddy Merckx ed il suo connazionale belga Marcel Kint). Nella gara odierna da segnalare il quinto posto del 23enne emiliano Riccardo Riccò (Saunier Duval), che ha confermato le doti già espresse in questa stagione con i due successi di tappa alla Tirreno-Adriatico e la vittoria nella quinta frazione della Settimana Ciclistica Internazionale Coppi e Bartali. Riccò ha preceduto l'aretino Rinaldo Nocentini (Ag2R Prevoyance), mentre il lussemburghese Frank Schleck - vincitore lo scorso anno della Amstel Gold Race - si è piazzato settimo con la maglia della Csc. Ottavo il francese John Gadret (Ag2R) davanti all'olandese Robert Gesink (Rabobank) ed allo sloveno Tadej Valjavec (Lampre Fondital).
Davide Rebellin conquista la Freccia Vallone
da Bicinews.net
Davide Rebellin vince la 73° edizione della Freccia Vallone, davanti a Andy Schleck e Damiano Cunego.
Entra così a far parte del club dei tre volte campioni della Flèche Wallone: Davide Rebellin (2004, 2007 e 2009), Marcel Kint (1942, 1943 e 1944), Eddy Merckx (1967, 1970 e 1972) e Moreno Argentin (1990, 1991 e 1994).
Tra i 198 corridori al via sul tracciato di 195,5 km, il belga Preben Van Hecke è il primo a prendere l'iniziativa, seguito da Christophe Moreau. I due vengono subito riassorbiti dal gruppo. Christophe Moreau ci riprova immediatamente insieme a Fumiyuki Beppu accumulando un vantaggio di 20″ al km 8, salito a 50″ al km 17 e a 2′ al km 20. Il vantaggio dei due continua a incrementarsi fino a 7'25″ al km 34 e a 11′ al km 32.5.
Dopo i primi 50 chilomteri di gara, il divario tra fuggitivi e inseguitori è di 14′. Si avvicina il muro di Huy quando il vantaggio dei due è di 15'20″.
Christophe Moreau e Fumiyuki Beppu passano la cima del muro con un vantaggio sugli inseguitori di 15'30″.
A questo punto il vantaggio dei due fuggitivi comincia progressivamente a diminuire: alla salita della Côte d'Ereffe scende a 13'55″. Al secondo passaggio sul muro di Huy è sceso a 11'25″. Al km -92 è di 10'20″.
Intorno al km -78, Christophe Moreau si distacca da Fumiyuki Beppu con il gruppo che insegue a 9′.
Sulla Côte de Peu d'Eau, Moreau è a 6'10″ dal gruppo.
Al km -55, Fumiyuki Beppu viene riacciuffato dal gruppo inseguitore. Parte l'attacco di Chris Sorensen e poi quello di Kim Kirchen.
Si forma un gruppetto di 16 inseguitori che riducono il distacco da Moreau a 1'45″.
Assan Bazayev, Martin, Monfort, Gasparotto, Pereiro Sio, Martintez, Bazayev, Muravyev, Fugslang, Sorensen, Roche, Seeldrayers, Duque, Wegmann, Gautier, Rolland, tallonano il leader a 1'15″ quando mancano 33 km all'arrivo. Il gruppo si ricompatta al km -27 e va a riagganciare Moreau in cima alla Côte de Bohisseau.
Nella fase finale si assiste a numerosi attacchi da parte di Maxim Iglinsky, Alexandr Kolobnev, José Serpa, Alexandre Botcharov, Michele Scarponi, Joaquim Rodriguez, Christian Pfanberger, Tralongo, Krreuzeger e Kroon.
Al km -5 tutto il gruppo è di nuovo compatto e si prepara alla scalata finale del muro di Huy.
Partono all'attacco Nicki Sorensen, Cadel Evans, Andy Schleck e Damiano Cunego. Davide Rebellin ha la meglio su tutti.
ORDINE D'ARRIVO
1 REBELLIN Davide (ITA) – SERRAMENTI PVC DIQUIGIOVANNI-ANDRONI GIOCATTOLI
2 SCHLECK Andy (LUX) – TEAM SAXO BANK
3 CUNEGO Damiano (ITA) – LAMPRE – N.G.C
4 SANCHEZ GONZALEZ Samuel (ESP) – EUSKALTEL – EUSKADI
5 EVANS Cadel (AUS) – SILENCE-LOTTO
6 LÖVKVIST Thomas (SWE) – TEAM COLUMBIA – HIGH ROAD
7 VALVERDE BELMONTE Alejandro (ESP) – CAISSE D'EPARGNE
8 GERRANS Simon (AUS) – CERVELO TEST TEAM
9 ALBASINI Michael (SUI) – TEAM COLUMBIA – HIGH ROAD
10 NOCENTINI Rinaldo (ITA) – AG2R LA MONDIALE
Olimpiadi, prima medaglia italiana: Davide Rebellin è argento nel ciclismo
Da ILSOLE24ORE.COM
9 agosto 2008
Lo spagnolo Samuel Sanchez (a sinistra) batte in volata Davide Rebellin che si aggiudica la medaglia d'argento (Reuters/Jacky Naegelen)
Arriva dal ciclismo la prima medaglia italiana alle Olimpiadi di Pechino 2008. Nella prova su strada Davide Rebellin ha conquistato l'argento al termine dei 245,4 chilometri con partenza dalla capitale cinese ed arrivo a Juyongguan, dopo un circuito attorno alla Grande Muraglia. Rebellin è stato bruciato nello sprint finale dallo spagnolo Samuel Sanchez. Bronzo allo svizzero Fabian Cancellara.
Per l'Italia è la prima medaglia in questa edizione delle Olimpiadi. Rebellin ha centrato il successo più prestigioso della sua carriera nel giorno del suo 37esimo compleanno. Paolo Bettini, che difendeva l'oro conquistato alle Olimpiadi di Atene 2004, non è invece riuscito a bissare quel successo e ha chiuso in 18esima posizione. Sanchez si è imposto con il tempo di 6h 23'49. Nello sprint a ranghi ridotti che ha deciso la gara olimpica è partito lungo il russo Kolobnev, Rebellin ha condotto la volata fino a pochi metri dal traguardo quando si è dovuto arrendere allo spagnolo.
Straordinari gli ultimi chilometri dello svizzero Cancellara, che nel tratto pianeggiante nella parte finale del circuito ha guadagnato diversi secondi riuscendo a riportarsi sul terzetto al comando. Kolobnev ha chiuso al quarto posto davanti al lussemburghese Andy Schleck, protagonista nell'ultimo passaggio in salita della gara.
«Questa medaglia è la rivincita del ciclismo pulito - ha detto Davide Rebellin dopo l'arrivo della corsa su strada di ciclismo nella quale ha conquistato l'argento - credo di essere un esempio per tutti i giovani: si ottengono risultati con il sacrificio e con tanto allenamento. Io, durante l'anno, mi concedo solo due o tre giorni di festa e basta». Il corridore veneto ha poi ricordato l'amico Fabio Casartelli che 16 anni fa alle olimpiadi di Barcellona vinse la medaglia d'oro e Rebellin era suo compagno di squadra. «Da lassù mi avrà dato certamente una mano e avrà fatto il tifo per me».
Casartelli morì cadendo durante una tappa del Tour de France nel 1995.
Cera Rebellin
Davide Rebellin Positivo otto mesi dopo i Giochi: con le controanalisi perderà l'argento
di GIULIA ZONCA
da La Stampa
ROMA. La tolleranza zero ha i suoi tempi. Il comitato olimpico internazionale è riuscito solo ieri a rendere ufficiali i risultati dei test anti Cera (l'ultima generazione dell'Epo), quelli ripetuti sulle analisi raccolte durante le Olimpiadi di Pechino. Ci sono sei nuovi atleti positivi, tre sport coinvolti e un solo nome uscito immediatamente allo scoperto: Davide Rebellin, il ciclista medaglia d'argento ai Giochi che non passerà alla storia con questa titolo perché il secondo posto sarà revocato, l'uomo celebrato giusto qualche giorno fa per la vittoria della classica del nord Freccia Vallone. Il Coni ha fatto il nome anche se tutti i sospettati hanno diritto alle controanalisi (quelle dell'italiano si faranno il 28 maggio in Francia, a Chatenay Malabry ma di certo Rebellin non parteciperà al Giro d'Italia).
È la politica della trasparenza, quella che ricorda che «ogni atleta presente a Pechino ha firmato un giuramento col quale si impegnava a rifiutare qualsiasi pratica illecita», purtroppo l'ulteriore aggancio alla moralità non ha funzionato come deterrente. I neo positivi sono due ciclisti, un pesista e tre nomi che escono dall'atletica leggera. È probabile che nei sei casi appena emersi sia compresa la marciatrice greca Athanasia Tsoumeleka, nona nella 20 chilometri olimpica. Lei aveva già confessato alla fine di gennaio di aver fallito il riesame, ma tra i sospettati dell'atletica c'è un uomo medaglia d'oro. È l'ultima frontiera, il controllo posticipato terrore dei cattivi, il Cio lo sventola con orgoglio: «Questi risultati sono un chiaro messaggio che chi bara prima o poi viene scoperto».
Una volta si sarebbero fatti dei problemi a rivoluzionare i podi mesi dopo le celebrazioni, però il caso Marion Jones ha cambiato la storia della lotta al doping. La donna che è finita in galera a causa degli intrugli presi pur di vincere l'impossibile non è mai stata trovata positiva, peggio: nell'unica occasione in cui un meeting si è permesso di essere molto sospettoso, e giustamente prevenuto, e ha denunciato un esame un po' in bilico tra l'assoluzione e la colpa, le controanalisi hanno dichiarato «falso allarme». Eppure meno di un anno dopo lei stava in lacrime sul banco dei testimoni e dichiarava che per anni aveva preso in giro tutti. Ha riconsegnato gli ori e il Cio in quello stesso momento ha deciso che quello era il limite: meglio lasciare che siano i singoli atleti a perdere la faccia, non importa quando, piuttosto che svalutare l'intero movimento.
Meglio il caos, meglio rivoluzionare le classifiche e non essere mai sicuri dei successi, meglio legittimare il dubbio che il record non sia reale, che correre i 100 metri in scioltezza e realizzare il primato del mondo come ha fatto Bolt sia impossibile. È questa la conseguenza dei controlli a catena, più dopati presi e più dubbi diffusi. Soprattutto ora che ci sono numeri non abbinati ai nomi ed è partita la caccia all'oro. Al dopato d'oro. Accorciare i tempi non è ancora possibile, i laboratori allestiti a Pechino per il controllo più massiccio mai visto nella storia dei Giochi (4770 analisi in 29 giorni) non potevano occuparsi di esami più accurati (come quello per il Cera) in così poco tempo. Durante le Olimpiadi sono stati squalificati in 9 per uso di sostenza illecite, il numero va già aggiornato dopo 8 mesi e quelle analisi possono essere ritestate per 8 anni. L'antidoping ha scelto la strada dei supplementari, l'unica possibile, e se si lascia dietro mille condizionali su ogni risultato, pazienza.
Rebellin ha già dimenticato forse farebbe meglio a tacere
di EUGENIO CAPODACQUA
da Repubblica.it
FONDO (Trento) - Torna alla vittoria Davide Rebellin. Due grandi affermazioni tra martedì e sabato. In cinque giorni il veneto di San Bonifacio fa sua la Tre Valli Varesine e il Trofeo Melinda che ha lanciato per la prima volta fra i prof Moreno Moser, nipote del più famoso Francesco. Vittoria in fotocopia. Di forza. Tanta forza, forse addirittura troppa per un quarantenne, la cui vita sportiva è segnata da diversi episodi doping: finito nell'inchiesta della Finanza al Giro del 2001 e salvo per un vizio di forma nel processo; quindi positivo al "cera" alle Olimpiadi di Pechino, con l'onta di dover restituire l'argento, primo atleta del lotto azzurro. Ora le sue doti di recupero sembrano quelle di un ventenne. Ma, tant'è. Fino a prova contraria, tutto a posto. Rebellin può correre legittimamente perché ha scontato la sua pena. E vincere. Ma le sue restano vittorie sbiadite, sotto l'ombra di un passato che è difficile da cancellare. Specie a quarant'anni suonati. E, se consolano la sua tenacia e la sua testardaggine, fanno grande tristezza nello spettatore che, disorientato, non ci capisce più nulla. Ma allora si può vincere anche senza doping? Certo che si può. Ma bisognerebbe essere certi che davvero il doping non c'è più. E questa certezza nessun test pur sofisticato che sia la può dare al momento. Questa è e sarà la dannazione di Rebellin, che da giovane era atleta ben dotato, ma che negli anni del doping selvaggio si è affidato ad uno
dei medici più chiacchierati del plotone e addirittura condannato in via definitiva proprio per fatti di doping. "Sono tornato dopo due anni di silenzio e lavoro, con più voglia e più rabbia di prima - ha commentato il "chierichetto" (questo il suo soprannome nel guppo) - rivendico la mia innocenza ed il diritto di guardare avanti, impegnandomi anche a favore dei giovani. Ho quarant'anni ma non li sento". Innocenza? Sarebbe a dire che la vittoria in due corse cancellerebbe quello che sofisticati laboratori hanno innegabilmente accertato: la positività al "cera", l'epo di terza generazione che all'epoca si credeva non rintracciabile ai controlli? Ecco il solito clichet usato ed abusato: la vittoria che cancella un passato incancellabile. Ma la realtà è ben diversa e occorrerebbe almeno la dignità di tacere.
Davide Rebellin torna alla vittoria: è sua la Tre Valli
da
Ciclismo-Online.it
L'arrivo della Tre Valli Varesine, posto sull'erta di Campione d'Italia, elegge come vincitore Davide Rebellin. Per il corridore italiano si tratta del ritorno al successo in una classica del calendario internazionale. E' stata una grande Tre Valli Varesine quella legata al numero della novantunesima edizione, corsa su 195 chilometri, tra Besozzo e Campione d'Italia, con 146 corridori in corsa a rappresentare diciannove formazioni. Regia organizzativa a cura della Società Ciclistica Alfredo Binda in una giornata tipicamente estiva. La corsa è vissuta sull'attacco di Brutt (Katusha), Finetto (Liquigas Cannondale ) e Ronchetti (De Rosa Flaminia), in avanscoperta dal chilometro 13 di corsa al chilometro 159. I tre viaggiano di comune accordo, Ronchetti fa suo il traguardo a premio a Cardana di Besozzo, voluto dall'Amministrazione Comunale di Besozzo, poi il terzetto pedala in sincronia nei due giri varesini con la scalata dei Ronchi e punta verso il circuito Italo - Svizzero di Luino. Il cronometro che rileva il distacco del gruppo segna un vantaggio massimo per i fuggitivi di 6'05" , al chilometro 36 di gara. Brutt si impone a Luino nel traguardo voluto per ricordare Aldo Sassi, mentre Finetto conquista il Gran Premio della Montagna di Dumenza. Quando il gruppo torna compatto è il team Liquigas Cannondale a prendere le redini della corsa. La formazione di Basso, Nibali e Sagan non lascia spazio a nessun attacco di rilievo. Quando si sale verso il traguardo di Campione d'Italia iniziano gli scatti , ci provano Caruso (Katusha), poi Nibali (Liquigas Cannondale), ma lo scatto decisivo è quello di Domenico Pozzovivo (Colnago CSF). Lo segue Davide Rebellin (Miche Guerciotti) e i due fanno il vuoto. A duecento metri dal traguardo Rebellin si alza sui pedali e anticipa Pozzovivo sul traguardo. A completare il podio c'è il francese Thibaut Pinot.
Davide Rebellin ha dichiarato:"Non voglio più parlare di Pechino, non voglio fare polemica con nessuno, ma nel mio cuore tengo ben stretta quella medaglia d'argento. Sapevo di essere in condizione, e sapevo che prima o poi la vittoria sarebbe avvenuta, però aver vinto in una corsa di questo livello è sicuramente il massimo"
Soddisfatto il Presidentissimo della SC Alfredo Binda, Renzo Oldani:"Oggi ha vinto un grande campione che dopo aver superato le difficoltà della vita ha dimostrato di essere anche un grande uomo. Il bagno di folla che ci ha accolti questa mattina a Besozzo testimonia che il fascino della "Tre Valli" è immutato nel tempo. L'anno prossimo abbiamo in mente un circuito importante, ma per il futuro punteremo sicuramente su Varese e ovviamente su Campione. Voglio ringraziare personalmente il sindaco Rizzi pechè oltre ad averci erogato il contributo economico ci ha supportati in tutto, a volte si stente di comuni che fanno pagare la pubblicità o la Polizia Locale, noi a Besozzo abbiamo trovato l'esatto contrario e cioè una collaborazione piena che ha fatto del bene al ciclismo e al nostro bel territorio. "
Raggiante anche il sindaco di Besozzo Fabio Rizzi:"Nonostante il nostro sia un piccolo paese e nonostante siamo al 16 agosto questa mattina siamo andati largamente oltre le aspettative, è il segnale che la gente chiede a noi amministratori delle novità e spetta a noi il compito di metterle in pratica. Spero che in futuro possa ripetersi questa bellissima esperienza."
Ordine d'Arrivo:
1° Davide Rebellin (Ita, Miche - Guerciotti) 4h42'30'' alla media dei 41,415 Km/h
2° Domenico Pozzovivo (Ita, Colango - Csf)
3° Thibot Pinot (Fra, Francaise des Jeux)
4° Enrico Gasparotto (Ita, Astana)
5° Simon Clarck (Aus, Astana)
6° Egor Silin (Rus, Katusha)
7° Federico Canuti (Ita, Colango - Csf)
8° Simone Stortoni (Ita, Colango - Csf)
9° Miguel Angel Rubiano Chavez (Col, D'angelo & Antenucci - Nippo)
10° Danilo Di Luca (Ita, Katusha)
Inserita la Miche tra le Continental, assente Davide Rebellin
da Sportzoo.it - 19 Gennaio 2012
Dopo un'annata brillante e un inverno nel quale si era parlato di un ritorno ad un grande team per lui, resta ancora incerta la posizione di Davide Rebellin, che era stato molto vicino all'Astana di Martinelli. Depositata oggi la registrazione come team continental del team Miche, il team nel quale Davide ha militato nel 2011, ma assente il suo nome: per lui pronto un team di prima fascia?
Rebellin alla Meridiana nel nome di Guerciotti
da CyclingTime.it
Venerdì 11 Maggio 2012
La piccola società Continental della Meridiana ci ha abituato ai colpi ad effetto: lo scorso anno mise sotto contratto Riccardo Riccò, quest'anno si è accaparrata le prestazioni del veneto Davide Rebellin. L'esordio del ciclista 41enne avverà, la prossima settimana, in Grecia.
L'accordo tra il team campano e il corridore veneto è stato reso possibile grazie alla intermediazone di Alessandro Guerciotti, di cui Rebellin è testimonial. Guerciotti nel suo profilo Facebook non spiega i termini dell'accrdo, ma elenca quali saranno gli obiettivi stagionai di Rebellin: Campionato Italiano e Classiche estive.
Rebellin, atleta nato a San Bonifacio, lo scorso anno rientrò alle gare con la Miche, vincendo la Tre Valli Varesina e il Trofeo Melinda. Il ciclista, venne squalificato a causa della positività ad EPO, riscontratagli alle Olimpiadi di Pechino, dopo aveva colto la medaglia di argento nella prova si strada, dietro lo spagnolo Samuel Sanchez. Il 17 novembre 2009 il CIO ritiene revocato l'argento olimpico vinto da Rebellin e ne ordina la restituzione. L'atleta il giorno seguente - tramite i suoi legali - annuncia di volere impugnare la sentenza, denunciando anomalie nelle procedure del CIO. Il 30 luglio 2010 il TAS conferma la sentenza del CONI.
Tour de Slovaquie 2012: È tornato Rebellin, il campione umile - Sulla salita di Čierny Váh la prima vittoria stagionale
di VIncenzo Piccirillo. Da Cicloweb.it
Passano gli anni ma lui è sempre lì. Davide Rebellin deve avere qualche pozione magica che gli consente di rimanere sempre in lotta nelle prime posizioni, qualunque sia la stagione, la corsa o gli avversari.
A quasi 41 anni, pur lontano dal ciclismo che conta, è ancora lì a giocarsi il successo come se corresse in Coppa del Mondo o al Giro e invece siamo lontani anni luce da quelle corse. L'unica cosa che non è cambiata è la sua voglia di pedalare e vincere. La sua storia è nota a tutti e il 2008 fa da spartiacque: nell'aprile 2009, dopo aver vinto la terza Freccia Vallone della sua carriera, passa da essere considerato il modello da seguire ad appestato del ciclismo.
Per la sua positività alle Olimpiadi diventa il simbolo del male dello sport italiano, quello da non rivedere mai più in gara. Davide se ne sta in silenzio e aspetta che passino i 24 mesi della squalifica. Una squalifica che accetta pur non ammettendo le sue colpe, pur di tornare a correre.
Lo fa rientrando dalla porta di servizio, dalla Serie C del ciclismo, firmando con la Miche, squadra Continental che non viene invitata alle grandi corse. Il suo rendimento è immediatamente elevato e tocca standard che per la maggior parte dei corridori del gruppo sono utopia (circa 30 piazzamenti nei primi 10 in una quarantina di giorni di gare).
Una delle due vittorie della sua stagione arriva alla Tre Valli Varesine che assieme al Giro dell'Emilia è la corsa più importante alla quale può partecipare, l'altro successo arriva al Trofeo Melinda. Una serie di prestazioni che fanno pensare per Davide ad un ritorno nel ciclismo che conta con la concreta possibilità di passare ad una Professional.
Invece il suo è ancora un nome scomodo e, complici anche le difficoltà economiche di tante squadre, si trova costretto a restare a guardare nei primi mesi dell'anno, rientrando solo al Tour of Hellas, corso in concomitanza con il Giro d'Italia. Rientra con la Meridiana Kamen, altra squadra Continetal e quindi lontana dal grande ciclismo. Chi lo conosce è certo che si farà trovare pronto ed infatti è così.
Nella prima tappa della corsa greca termina secondo ed in quella posizione chiuderà anche la classifica finale. Sabato scorso ha corso il Trofeo Melinda dove partiva col dorsale numero 1 e nonostante i pochi giorni di gara nella gambe ha lottato fino all'ultimo per la vittoria contro corridori come Betancur o Moser, che stanno vivendo una grande stagione e di quasi 20 anni più giovani di lui. Nemmeno il tempo di rifiatare che è partito alla volta della Slovacchia per prendere parte al Tour de Slovaquie dove oggi, nella seconda tappa che si concludeva in salita in quel di Čierny Váh, è tornato a battere tutti.
Al traguardo ha preceduto Sergey Rudaskov (Itera Katusha) di 15", Jan Hirt (Nazionale Slovacca Under 23) di 23" e Riccardo Zoidl (RC Arbö Gourmetfein Wels) di 40". A completare la festa in casa Meridiana la maglia gialla che Enrico Rossi è riuscito a mantenere dopo la vittoria di ieri.
Come si legge dall'ordine d'arrivo, ora Rebellin si misura con corridori di caratura inferiore a quelli a cui era abituato ma la cosa sorprendente (anche se fino ad un certo punto) è come riesca ad allenarsi ed a correre, pur sapendo che anziché andare a "combattere" contro Bettini, Boogerd, Vinokourov, Sanchez, Evans, gli Schleck, Valverde e compagnia, deve misurarsi con Robert Vrecer, Hossein Askari o Sergey Rudaskov. Per farlo bisogna essere dei campioni e nonostante tutto di Davide non si può affermare il contrario.
Vincenzo Piccirillo
CCC Polsat Polkowice, ufficializzato l'arrivo di Rebellin
da Spaziociclismo.it
La notizia era ormai nota e ieri è arrivata l'ufficialità da parte della squadra: Davide Rebellin correrà il prossimo anno con la maglia della CCC Polsat Polkowice. Il corridore italiano e la formazione polacca, "dopo lunghe discussioni", hanno infatti raggiunto un accordo per un contratto per tutto il 2013, anno che segnerà anche il ritorno della formazione est europea ad una licenza Professional.
"Di comune accordo - spiega il direttore Robert Krajewski - abbiamo firmato un contratto annuale con Davide, valido dal primo gennaio al 31 dicembre. Davide è un corridore che, malgrado i suoi 41 anni, ha ancora una grande classe ed è in grande forma. Lo ha dimostrato quest'anno, nel quale è stato in grado di lottare con alcuni dei più grandi al mondo, come al Giro di Padania, dove nelle tappe più dure ha lottato alla pari con Vincenzo Nibali. Sappiamo che Davide sarà un grande rinforzo per la nostra squadra e la sua conoscenza, la sua esperienza ed impegno durante gli allenamenti saranno di enorme valore per noi. Davide è un corridore molto modesto e non ha voluto parlare del suo passato, ma solamente di quello che vuole ancora fare nel ciclismo. Spero che la nostra reciproca collaborazione possa portare a lui e al gruppo CCC Polsat Polkowice molti benefici".
Grande obiettivo della squadra, che con l'arrivo di Rebellin si apre decisamente al calendario italiano, sarà il Giro di Polonia, che partirà proprio dal nostro paese, ma anche, presumibilmente il Giro del Trentino, che potrebbe invece fare la scelta opposta, partendo dalla Polonia.
Davide Rebellin fa subito centro in Polonia. Sua la prima tappa del Szlakiem Grodòw Piastowskich
da Cicloweb.it - 4 Maggio 2013
Anche se ha quasi 42 anni (li compirà il 9 agosto prossimo) Davide Rebellin sa ancora vincere. E se il prestigio della Szlakiem Grodòw Piastowskich, corsa polacca di categoria 2.1, non è certo il massimo della vita, il corridore della CCC Polsat Polkowice s'è aggiudicato oggi la prima tappa. Nei 167.8 km che da Swidnica conducevano a Dzierzoniow, non senza asperità (ben 9 i Gpm di giornata, di cui 5 di 1a categoria), Rebellin s'è imposto davanti al compagno di squadra Marek Rutkiewicz ed a Bartosz Huzarski, portacolori della NetApp-Endura. Rebellin è perciò anche il primo leader della classifica generale e domattina, nella prima semitappa a cronometro, partirà per ultimo. Dopo i 30.2 km a crono attorno a Polkovice nel pomeriggio il gruppo sarà impegnato nella frazione in linea di 95.7 km, sempre con partenza ed arrivo a Polkovice.
Da EATSPORT.NET - di Vincenzo Piccirillo (vai all'articolo originale)
Davide Rebellin “La maglia tricolore non sarebbe una rivincita ma una soddisfazione personale”
Come sempre nel corso della sua carriera, Davide Rebellin ha fatto della continuità di rendimento il suo punto forte e così sta facendo anche in questo 2013 dove alla soglia dei 42 anni, riesce ancora a competere contro Valverde o Boom e a vincere con la voglia di un ragazzino in corse meno importanti. Correndo in una formazione di secondo piano, le opportunità di misurarsi sui grandi palcoscenici non sono troppe, così il campionato italiano è una delle grandi opportunità che ha per far vedere a tutti che il talento è sempre quello dei giorni migliori. Probabilmente non è il favorito numero 1 per la gara tricolore di sabato prossimo ma al netto di sfortune o inconvenienti, nel finale ci sarà anche lui a giocarsi quella maglia tricolore che non rappresenta una rivincita ma l’ennesimo sfizio da togliersi.
Quest’anno 2 vittorie di tappa allo Szlakiem Grodow Piastowskich, piccola corsa a tappe polacca e una quindicina di piazzamenti nella top 10, soddisfatto dei risultati ottenuti in questi primi mesi con la casacca della CCC?
“Non posso dire di essere soddisfatto fino in fondo, visto che è dall’inizio dell’anno che incontro molti ostacoli come l’intossicazione alimentare al Mediterraneo, cadute, problemi meccanici nelle fasi finali di gara e il dovermi schierare in corse non adatte alle mie caratteristiche, come il recente Ster Zlm Toer in Olanda o il Giro dell’Estonia”.
Nonostante la corsa non fosse adattissima alle tue caratteristiche, in Olanda nella tappa più dura sei arrivato secondo mostrando una buona condizione. Cosa ti è mancato per avere la meglio su Lars Boom?
“Mi è mancato soprattutto il lavoro di squadra. In quella tappa per vincere era indispensabile prendere l’ultimo strappo davanti ma da solo e con l’aiuto di un solo compagno era difficile competere contro i treni di 5-6 corridori di altre squadre, così quando è partito Boom ero un po’ indietro e non sono riuscito a rispondere bene alla sua azione”.
Siamo nella settimana dei campionati italiani con la prova in linea che è senza dubbio uno dei tuoi grandi obiettivi stagionali, come ci arrivi?
“La condizione mi sembra buona, bisognerà vedere come si svolgerà la gara perché da solo non sarà facile”.
Proprio questo sarà un altro ostacolo da superare, il fatto che sarai da solo ti preoccupa?
“Corro spesso da solo nelle fasi finali di gara e di certo è uno svantaggio notevole. Penso di aver perso molte opportunità di vincere a causa di questa situazione”.
Quest’anno il campionato nazionale coincide con il Trofeo Melinda, una corsa che ti ha visto protagonista negli ultimi 2 anni con la vittoria nel 2011 e il quarto posto nel 2012. Con quali ambizioni ti presenti?
“L’ambizione è sempre quella di essere protagonista ma provo a non mettermi ulteriore pressione dando il meglio di me come in tutte le gare che faccio”.
Che tipo di percorso è?
“La gara è molto dura e con l’aggiunta di un ulteriore giro diventerà ancora più selettiva. Ma non mi fa paura anzi… Il punto chiave? Bisognerà restare sempre vigili ma credo che gli ultimi 3 chilometri, i più impegnativi, possano essere decisivi”.
Il chilometraggio potrà favorirti?
“Sono un corridore di fondo ma è da tanto tempo che non disputo gare cosi lunghe ed è questa la cosa che più mi manca”.
I tuoi favoriti?
“Moser e Pelizzotti”
Per vincere di cosa hai bisogno e di che tipo di corsa?
“Di non aver problemi meccanici!”
In carriera hai vinto tantissime grandi corse ma come mai il tuo rapporto con la prova tricolore non è mai stato dei migliori?
“Perchè non l’ho mai preparata come si deve. Venendo da un inizio di stagione incentrato sulle classiche, molte volte non lo disputavo nemmeno”.
Lo scorso anno sei arrivato quindicesimo, cosa ti mancò per fare meglio?
“L’anno scorso è stata una situazione un po’ surreale. Tre giorni prima ho saputo che non potevo correre in quanto tutte le visite di idoneità le avevo fatte a Montecarlo. L’unica soluzione era di rifare tutto quanto avevo già fatto, vale a dire analisi, test, visita idoneità, ecc. , nuovamente in Italia. Così ho trascorso i 3 giorni precedenti la gara andando avanti e indietro in macchina per completare le pratiche, non potendomi allenare e riposare al meglio, sono arrivato alla gara stressato, non allenato e con poco riposo”.
Dopo le polemiche che hanno accolto il tuo rientro in gruppo e le norme federali che ti impedivano di fare il campionato italiano cosa rappresenterebbe per te questa maglia tricolore?
“Quando credi in quello che fai e sei determinato puoi affrontare e superare tutti gli ostacoli, quindi questa maglia sarebbe una bella soddisfazione personale che non ho mai avuto in carriera”.
Il tuo futuro in bici dipende anche da questa gara?
“Non direi, ci sono altri appuntamenti e situazioni da valutare”.
Rebellin, un allungo inossidabile «Peccato però, volevo vincere»
dI Renzo Puliero - da L'ARENA.IT
SUL PODIO. Il veronese della CCC prossimo ai 42 anni ora farà il giro di Romania e soprattutto quello di Polonia
Terzo alle spalle di Santaromita e Scarponi ha fatto una bella gara «Volevo fare bene e così è stato Certo che quando sei lì vuoi di più»
«È mancato un pizzico di energia in più». Davide Rebellin commenta così il suo terzo posto (alle spalle di Santaromita e Scarponi) ai campionati italiani, disputato su un duro circuito in val di Sole. Ha disputato una gran corsa «ma quando c'è in palio una maglia, il piazzamento conta poco». «Ci tenevo», riferisce il veronese della polacca CCC, prossimo ai 42 anni, «ed ero sicuro di fare una buona gara. È stato così, ma quando sei lì, speri proprio di riuscire a vincere. Invece, avevo speso tutto e sull'ultimo scatto di Santaromita non sono riuscito ad agganciargli subito la ruota, come avrei voluto. Ho pagato, sicuramente, la mancanza di gare di un certo livello, al contrario di chi veniva da un Giro della Svizzera o del Delfinato o dal Giro». Ha dimostrato di essere ancora competitivo... «Sì, non avevo dubbi al riguardo perché mi ero preparato bene. Dispiace non aver vinto, ma, comunque, c'ero anche in una gara così dura». Potrà sfruttare la condizione nelle prossime gare. «Farò il Giro di Romania, corsa di cinque giorni e, soprattutto, a fine luglio il Giro di Polonia, alla quale la mia squadra tiene tantissimo. Non so se curerò la classifica, perché ci sono tappe troppo dure. Vedrò giorno per giorno e inseguirò qualche successo di giornata. È una corsa World Tour e intendo affrontarla nelle migliori condizioni». Sarò la sua prima gara World Tour dopo diverso tempo. «Per ora, in effetti, c'è solo questa. Non abbiamo altri inviti». Correrà in Italia? «Sì, molto, nella seconda parte della stagione. Sarò presente alla Tre Valli, alla Coppa Agostoni, al Trofeo Bernocchi, al Giro dell'Emilia, alla Milano-Torino. E questa volta sarò presente con la squadra». Al campionato italiano, invece? «Ero da solo. In quelle condizioni, era ancora più difficile correre. Avere il sostegno di uno-due compagni è un vantaggio indubbio. Ed ho trovato squadre come Cannondale e Lampre-Merida con molti corridori». Scarponi secondo, Rebellin terzo: qualcunno ha ricordato i vostri casi di doping... «Non guardo a certi messaggi che arrivano, ma ai tanti messaggi che mi inviano tifosi e colleghi, dicendomi che sono un esempio per la grinta e la professionalità. E questo mi fa molto piacere. Poi, le polemiche ci saranno sempre, le lascio correre e penso solo a fare il meglio nelle poche corse in cui sono alla partenza». Quest'anno, almeno, ha sempre saputo di poter correre per il tricolore. «C'ero anche l'anno scorso, ma in altre condizioni perché, sino a poco prima, il tricolore era escluso a chi coinvolto in fatti di doping. Quest'anno è stato tutto un altro discorso, solo che, mancandomi le gare di avvicinamento, di più proprio non potevo fare». Ha disputato anche la crono... «Sì, ma ero stanco. Avevo già dato tutto il giorno prima». Guarda oltre il 2013? «Non lo so, vedremo quali opportunità di presenteranno. Alla CCC ho solo un anno di contratto ma la mia è una squadra in crescita, con un progetto serio. Potrei continuare. Valuterò una serie di situazioni. Una cosa è sicura: non nascondo che vorrei poter tornare a correre le grandi classiche, quelle in cui mi esprimo meglio. Anche alla luce di quanto fatto ai tricolori, penso proprio che potrei essere ancora competitivo anche nelle grandi corse in linea, preparandomi come si deve».
PERCHÉ SIAMO CONTENTI CHE SANTAROMITA ABBIA BATTUTO SCARPONI E REBELLIN
Un giornalista sportivo quando commenta un evento o un risultato dovrebbe essere freddo e razionale. E stare ai fatti. Ha vinto il più forte, ha perso il meno forte. Una realtà che va accettata. Oggi non lo siamo stati. Siamo stati davvero contenti che Ivan Santaromita abbia vinto il tricolore di ciclismo. Perché se lo meritava. Perché in otto anni di carriera da gregario ha vinto solo due volte. Perché è un ragazzo pulito e per bene. E anche perché ha battuto Michele Scarponi e Davide Rebellin. Se avessero vinto loro saremmo stati meno contenti, per un motivo che non ha nulla a che fare con il loro valore atletico: sono due eccellenti, professionali, talentuosi atleti. Saremmo stati meno contenti perché il marchigiano e il veneto rappresentano il vecchio ciclismo per quello che hanno fatto, per le persone di cui si sono circondati, per non avere (è il caso del solo Rebellin) mai voluto ammettere le loro colpe.
Non sappiamo frenare questo sentimento. Che ci rendiamo conto è raro nel ciclismo. Oggi sotto il palco della premiazione di Fondo i fan di Rebellin erano tanti e rumorosi. Così rumorosi da non rispettare nemmeno l’inno nazionale che onorava Santaromita, a dispetto dei numerosi inviti degli addetti al cerimoniale. Molto spesso i tifosi (ma anche gli addetti ai lavoro, ma anche i giornalisti) sono dalla parte del corridore qualunque cosa succeda. Alla notizia della sua nuova, clamorosa positività i tifosi di Di Luca hanno taciuto per una settimana. Adesso già lo difendono online con tesi di vario genere, dal complotto al “così fan tutti, hanno beccato solo il più ingenuo”. Riccardo Riccò ha centina di supporter che vorrebbero vederlo in corsa, Santambrogio conta su molti tifosi teorici del doping come antidoto alla depressione.
Noi oggi siamo felici che abbia vinto Santaromita. Uno con un passato immacolato.