El Diablo
Nel realizzare un film documentario sul ciclismo, oltre che filmare i corridori e le loro imprese sportive volevamo riservare un posto d'onore agli spettatori delle gare, a quello che forse è l'unico pubblico non pagante (almeno per ora!) del mondo dello sport.
Abbiamo così deciso di seguire Ditier "Didi" Senft sulle tracce del Giro d'Italia.
Didi è un fan tedesco che nel corso degli anni
è diventato una vera icona di questo sport. Meglio conosciuto come "El Diablo" o "Der Teufel", Didi è una presenza costante dei grandi giri: armato di tridente e vestito da diavolo, con tanto di corna e mantello, accoglie il gruppo saltando, correndo, urlando come un vero demonio.
Passionali, spontanei, entusiasti ed ordinati oppure (e purtroppo) ubriachi e caotici, i tifosi sono la cassa di risonanza della corsa e dei corridori; senza di loro, le imprese sportive rimarrebbero piatte, prive di testimoni e quindi di epica.
Quella del "Diablo" è sicuramente una presenza folcloristica e iconica, ma attraverso di lui abbiamo voluto raccontare il pubblico del ciclismo, il suo ruolo, la sua passione, le motivazioni che portano migliaia di tifosi a essere presenti, sempre e comunque.
Chi è El Diablo? (da WIkipedia)
Dieter Senft, detto Didi (Reichenwalde, 7 febbraio 1952), spesso conosciuto come il diavolo del Tour de France o, semplicemente, El Diablo, è un popolare personaggio che segue le principali manifestazioni ciclistiche.
Dal 1993, infatti, segue la maggior parte delle tappe del Tour de France e del Giro d'Italia e delle maggiori competizioni internazionali indossando il suo costume da diavolo rosso e dipingendo sulla strada il suo simbolo, un tridente, qualche chilometro prima della sua postazione.
Il suo particolare tifo gli ha portato però alcuni guai con la legge. Durante il Giro di Svizzera del 2006, infatti, la polizia svizzera ha costretto Senft a cancellare le scritte lasciate sulla strada e a pagare una multa per evitare di finire incarcerato.
Didi Senft è inoltre un inventore: ha creato più di cento biciclette, tra cui la più grande del mondo, citata nel Guinness dei Primati. In occasione di Euro 2008 ha viaggiato verso Klagenfurt per assistere al match tra Germania e Croazia sulla sua speciale Football Bike.
UN RACCONTO INEDITO DAL LIBRETTO CHE TROVERETE INSIEME AL DVD DEL FILM
Dieter “Didi” Senft è un Supereroe.
C’è un famoso passaggio di Kill Bill Vol.2 in cui David Corradine (e Quentin Tarantino per lui) compie una disamina dei supereroi del mondo dei comics, la cui conclusione è che Superman è il più figo di tutti: “L’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo un supereroe e un suo alter-ego: Batman è di fatto Bruce Waine, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Parker. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l’Uomo Ragno. Ed è questa caratteristica che fa di Superman l’unico nel suo genere: Superman non diventa Superman, lui è nato Superman, quando Superman si sveglia al mattino è Superman, il suo alter-ego è Clark Kent”.
Se è così, allora Didi Senft è ancora più figo - e forte - di Superman, perché lui per essere supereroe non ha neppure bisogno di un lungo viaggio dal pianeta Krypton, si accontenta di un remoto paesino dell’ex Germania Est, peraltro dal nome similare, Storkow, circa 50 km da Berlino.
Didi è sempre un supereroe: i suoi poteri sono al massimo livello in estate, soprattutto tra maggio e luglio, ma all’occorrenza non disdegna di esserlo anche nelle altre stagioni.
Come ogni supereroe è dotato di un costume, che lui stesso ha disegnato, cucito e adattato al suo corpaccione da 90 Kg per quasi un metro e novanta di altezza..
Come Superman, Didi non avrebbe davvero bisogno di questo costume, ma gli fa comodo (e piacere) essere identificato, riconosciuto, filmato dai media e applaudito dalla gente comune.
Il suo travestimento è fatto di un lungo mantello rosso e nero (ma ne esiste anche una variante completamente in rosa) da cui fuoriescono, libere, gambe e braccia, avvolte da una calzamaglia rossa.
Fin qui nulla di speciale, ma ciò che conferisce un tocco in più al costume sono gli accessori, creati e accostati con la fantasia di una teenager in libera uscita.
In testa, Didi indossa uno speciale copricapo, una semisfera (la metà di un pallone? una noce di cocco?) da cui spuntano due corna minacciose. Con un trucco da teatrante di lungo corso, ha nascosto l’elastico necessario per tenere salda questa costruzione dietro i ciuffi della lunga barba, un tempo nera e oggi bianca come la neve.
In mano porta sempre un tridente dalle punte acuminate e minacciose; talvolta è in vero acciaio, altre volte ha dovuto optare per una più innocua versione in plastica a causa delle limitazioni imposte alla mobilità aerea dei Supereroi.
Infine, i piedi. Come Flash e prima ancora Mercurio, Didi indossa delle calzature speciali:si tratta di due ciabattoni in plastica nera, da campeggiatore tedesco, da cui spuntano i suoi grandi piedi. Deve avere una particolare avversione/idiosincrasia per le calze e per il buon gusto, perché quando la giornata si fa fredda e piovosa le sostituisce con due calzascarpe gialli, che sospetto essere un lontano cimelio del Tour de France o un souvenir di Marco Pantani.
Fin qui il costume, la maschera, e tutti questi indizi fanno capire che trattasi di maschera da Diavolo; ma quali sono i superpoteri di Didi, che cosa fa di preciso?
“Dove c’è un’ingiustizia, lì c’è Superman.”
Ecco, nel nostro caso diventa Dove c’è una gara ciclistica di livello, dove ci sono grandi montagne, passione, entusiasmo, spettatori, lì c’è El Diablo!
Da oltre 20 anni Didi segue il Giro d’Italia, il Tour de France e numerose altre corse a tappe o di giornata. Il piccolo Giro di Svizzera è inaspettatamente la corsa che ama di più, ma forse solo perché lì qualcuno lo capisce, visto che ha anche il superpotere di non parlare una parola di inglese o francese nonostante i molti anni di assidue frequentazioni.
Su Youtube ho trovato un vecchio servizio della rete televisiva australiana SBS TV dal Tour de France del 1994, il quarto di Miguelon Indurain.
L’intervistatore si avvicina incuriosito al tedesco (per chi userà il
QR code a destra, andate al 9° minuto), ci mostra l’enorme bicicletta che si trascina dietro a mò di roulotte (sì, perché Didi è anche un inventore e creatore di oltre 100 biciclette da Guinness dei Primati, ma questa è un’altra storia), e l’interno della sua Volkswagen Golf carica di cibo in scatola, dispensa e albergo viaggiante.
In una delle ultime inquadrature si vede arrivare nella pianura francese, lanciato come un’orda di indiani sulle pagine di Tex Willer, il gruppo dei corridori, che sfila a velocità supersonica davanti a un diavolaccio che urla, sbraita, incita, carica con il forcone.
Tutto qui. Un attimo di esaltazione, un attimo di gloria in mondovisione, un solo granello dei quindici minuti di notorietà teorizzati da Andy Warhol.
Sempre su Youtube è disponibile il filmato di un momento ormai entrato nella storia del ciclismo, pur non trattandosi certo di impresa sportiva. Quindicesima tappa del Giro d’Italia 2007, il gruppetto di testa sta affrontando il temibile Passo Giau; sulla destra compare Didi, che come suo solito si mette a correre dietro ai corridori incitandoli e agitando il forcone. D’un tratto quello che non ti aspetti: il messicano Perez Cuapio sottrae al Diablo il suo forcone e “cerca di infilzare le terga di Piepoli, colpevole di torturarlo con un’andatura insopportabile”, come scrissero allora i cronisti di La Repubblica.
Un episodio che, insieme a moltissimi altri (dai Tour di Indurain a quelli di Armstrong, da Pantani a Ullrich e Contador) ha fatto di Didi Senft il tifoso di ciclismo più famoso del mondo, oltre che vero e proprio marchio di garanzia della corsa (se c’è El Diablo, allora c’è spettacolo) e pertanto cercato e inquadrato dalle televisioni di mezzo mondo.
Il superpotere di Didi è dunque la notorietà televisiva, l’apparire, il super-presenzialismo?
Solo passando un’intera notte e il giorno successivo con lui (al Giro d’Italia, sotto la pioggia e il freddo di Pian dei Resinelli) ho capito che i suoi poteri sono ben altri.
Didi non incita solo i corridori, sarebbe troppo facile.
Per l’intera giornata saluta e sprona i tifosi che fin dall’alba, a piedi o in bicicletta, vanno a piazzarsi in qualche tornante o punto panoramico del percorso.
Per tutti ha un gesto, una linguaccia, un urlo, un colpo di forcone, un incitamento.
Ho visto decine, centinaia, migliaia di persone fermarsi per farsi scattare una fotografia insieme a lui oppure fotografarlo nelle sue pose infernali. Non c’è tifoso che non lo riconosca: forse non tutti sanno che faccia abbia Ivan Basso e sicuramente pochi sanno il colore della maglia di “Purito” Rodriguez, o come si pronuncia e chi sarà mai Ryder Hesjedal ma tutti, da 100 metri di distanza, iniziano a gridare: “El Diablo!”, “Guarda chi c’è!”, “Mitico”, “Ma dov’eri? Pensavo che quest’anno non saresti più venuto”, “Grande”...
Arrivati a 10 metri di distanza, gli vedi gli occhi brillare per l’emozione, la mano agitarsi per cercare la macchina fotografica (e se la moglie o il marito non l’ha portata, saranno guai), la bocca aprirsi a disegnare un’espressione inebetita, tra lo stupito e l’incredulo.
Ma allora esiste! Allora non è come gli altri Supereroi, che vivono solo nel mondo dei fumetti e dei blockbuster di serie B!
Ecco, questo è il potere, anzi il superpotere del Diablo: la capacità di regalare a tutti un sorriso, un attimo di emozione, di (pazza) felicità, un momento da incorniciare e ricordare per tutta la vita.
E agli occhi di tutti i tifosi del ciclismo, ma in fondo anche per questo sport oggi così avaro di epica e di personaggi, questo potere lo rende più forte, più veloce, più supereroe di Superman.
WEB:
Sito ufficiale: http://www.tourteufel.de
PEZ Cycling News: http://www.pezcyclingnews.com/?pg=fullstory&id=2378