Ignazio Moser (e suo padre Francesco)
Nato a Trento il 4 Luglio del 1992, quando abbiamo iniziato le riprese del film Ignazio Moser aveva appena vent’anni.
Figlio più giovane di Francesco Moser, assomiglia al padre per il fisico (possente, da passista veloce) e ancora di più per la determinazione e la volontà di essere “leader” in gruppo.
Nel 2012 Ignazio era al suo ultimo anno prima del passaggio tra i professionisti (ha di recente firmato per il Team BMC, con cui nel 2013 affronterà le prime corse tra i professionisti) e per il primo anno ha fatto il ciclista a tempo pieno, avendo terminato gli studi in agraria.
Inevitabilmente Ignazio è per tutti “il figlio di Moser”, e in tutto ciò che fa, nelle vittorie (nel 2010 ha vinto il titolo di Campione Italiano nell’inseguimento individuale cat. juniores) e nelle sconfitte, viene paragonato al padre Francesco.
Di certo, il padre gli ha trasmesso la passione per una corsa in particolare, la Parigi Roubaix, che lui vinse per tre anni consecutivi
Il 29 Maggio 2012 abbiamo filmato la Paris-Roubaix di Ignazio, la gara Espoirs riservata alla categoria dilettanti.
QUI, una galleria di immagini dalla gara.
FRANCESCO MOSER
Francesco Moser è stato tra i più affermati corridori degli anni 70 e 80, con 273 vittorie su strada da professionista, tra le quali un Giro d'Italia, tre Parigi-Roubaix ('78,'79,'80), due Giri di Lombardia e una Milano-Sanremo, oltre ad un campionato del mondo su strada e ad uno su pista.
Precede Beppe Saronni (193) e Mario Cipollini (189) e risulta a tutt'oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi.
È inoltre terzo assoluto a livello mondiale, alle spalle di Eddy Merckx (426) e Rik Van Looy (379)
Oggi gestisce l'azienda vitivinicola Moser.
E' innegabile, la storia della Famiglia Moser ha un fascino particolare.
Quella di Ignazio, poi, è la storia di un ragazzo che si deve confrontare con un nome molto ingombrante nel mondo del ciclismo.
Il film, attraverso interviste a Ignazio e Francesco Moser, ma anche attraverso numerose gare della stagione 2012, segue il confronto di Ignazio con il padre, che diventa quasi una sfida aperta quando viene affrontato il pavé della Roubaix, dove Francesco Moser trionfò per tre anni consecutivi.
1 AGOSTO 2012
ELITE/UNDER23 – 5° G.P. POLVERINI ARREDAMENTI – IGNAZIO MOSER FIRMA LA GARA DI LEVANE
da http://www.gsstradella.it di Antonio Mannori
LEVANE(AR).- Ignazio Moser, vent'anni compiuti il 14 luglio scorso, trentino di Palù di Giovo e figlio di Francesco Moser, ha firmato la gara valdarnese di Levane valevole per il quinto Gran Premio Polverini Arredamenti organizzata dalla Fracor Aba Gruppo Sei. Si è trattato della ormai tradizionale gara semi-notturna con partenza nel tardo pomeriggio ed arrivo sotto le stelle nel centro della località valdarnese. Il giovane e promettente atleta della Trevigiani Dynamon Bottoli è stato bravissimo nelle battute finali quando grazie anche all'appoggio del suo compagno di squadra Locatelli nel quintetto di testa, ha saputo anticipare un avversario forte e quotato come il campione toscano elite Mario Sgrinzato, in grandi condizioni di forma in questo periodo, e già secondo sabato scorso a Bivigliano. Moser ha saputo anticiparlo cogliendo il successo tra due fitte ali di folla che come sempre hanno invaso la località di Levane per la festa locale e per l'evento sportivo. Detto che Moser è stato straordinario e bravissimo e che la Trevigiani Dynamon Bottoli ha confermato il suo ben conosciuto valore, da rimarcare l'ennesimo piazzamento di Sgrinzato, mentre terzo è finito Capati, altro corridore assai brillante e vivace nelle ultime corse. Hanno completato l'ordine di arrivo il russo Krivosheev esponente della Brogio Biosolare (squadra che nel 2013 molto probabilmente uscirà dal ciclismo elite under 23). I cinque hanno guadagnato la testa della corsa durante i 32 giri nel centro di Levane che hanno fatto seguito ai tre giri iniziali ad ampio raggio lungo le strade del Valdarno. Una kermesse finale velocissima, basta guardare la media finale, spettacolare, seguita con interesse ed entusiasmo dal folto pubblico presente a questo 5° Gran Premio Polverini Arredamenti. La volata del gruppo alle spalle del quintetto che si è conteso il successo, è stata vinta da Bertazzo con Zordan ottavo, ovvero altri due atleti della squadrone veneto nei primi dieci.
ORDINE DI ARRIVO: 1)Ignazio Moser (Trevigiani Dynamon Bottoli) Km 132 in 2h59', media Km 44,246; 2)Mario Sgrinzato (Petroli Firenze Gisabele); 3)Emanuele Capati (Ciclistica Sestese Alessi); 4)Evgeni Krivosheev (Brogio Biosolare); 5)Alfio Locatelli (Trevigiani Dynamon Bottoli); 6)Liam Bertazzo (idem) a 34"; 7)Pawel Poljanski (Ciclistica Sestese Alessi); 8)Andrea Zordan (Trevigiani Dynamon Bottoli); 9(Christian Grazian (Team Cycling Friuli); 10)Massimo Pirrera (Malmantile Gaini Taccetti). Iscritti 135, partiti 107, arrivati 21.
ANTONIO MANNORI
Il team BMC crea una squadra di Under 23. C'è anche Ignazio Moser
10Dicembre 2012
da Bicibg.it
SANTA ROSA (STATI UNITI) - Migliorare le loro prestazioni e prepararlo per il ProTour. E' questo lo scopo della nuova squadra giovanile Team BMC che porterà alcuni tra i migliori giovani talenti pescati in giro per il mondo a competere in gare in Europa e negli Stati Uniti. L'annuncio lo ha dato oggi il team manager e direttore sportivo Rik Verbrugghe.
Dopo 13 anni di professionismo da un paio di stagioni si trova nello staff tecnicio della BMC Racing Team ed ora ha sposato con grande entusiasmo questo progetto rivolto ai giovani semi-professionisti.
Sarà una squadra multinazionale composta da 14 corridori: sei svizzeri (VValentin Baillifard, Tom Bohli, Silvan Dillier, Kilian Frankiny, Arnaud Grand e Stefan Küng), quattro americani (Taylor Eisenhart, Paul Lynch, Alexey Vermeulen e Tyler Williams), il belga Loïc Vliegen, l'italiano Igniazio Moser (figlio del campione Francesco, ndr, nella foto) e il ceco Jakub Novak, fino allo scorso anno compagno di squadra di Moser alla Trevigiani. L'australiano Tim Roe, sarà il capitano della squadra, in quanto è il corridore più esperto, avendo già corso un paio di stagioni con il team professionistico della BMC.
L'intento della squadra è quello di potenziare le qualità dei giovani atleti in tutte le specialità in cui hanno dimostrato di avere delle doti, quindi strada, cronometro e pista, sfruttando anche il nuovo velodromo costruito dallo sponsor nella Svizzera centrale.
Verbrugghe ha detto che la squadra effettuerà il suo primo ritiro nel mese di gennaio in Spagna, prima di iniziare la sua stagione con le corse di un giorno in Europa già nel mese di febbraio. "Gli eventi importanti per noi all'inizio della stagione saranno il Giro di Normandia a marzo, e la Liegi-Bastogne-Liegi nel mese di aprile poi il GiroBio in Italia nel mese di giugno, e tutte le corse a tappe per gli Under 23 e le gare di uno o due giorni".
L'ORGANICO DEL TEAM BMC UNDER 23:
Valentin Baillifard (SUI), Tom Bohli (SUI) Silvan Dillier (SUI), Taylor Eisenhart (USA), Kilian Frankiny (SUI), Arnaud Grand (SUI), Stefan Küng (SUI), Paul Lynch (USA) Igniazio Moser (ITA), Jakub Novak (CZE), Tim Roe (AUS), Alexey Vermeulen (USA), Loïc Vliegen (BEL), Tyler Williams (USA).
Direttore Sportivo e Team Manager:
Rik Verbrugghe (BEL)
Moser e Baffi neopro'
Figli d'arte al debutto
Milano, 02 dicembre 2012
Ignazio nel vivaio Bmc, Piero in quello di RadioShack: "Abbiamo fior di maestri"
di Ciro Scognamiglio su Gazzetta.it
MOSER — Di Ignazio, papà Francesco dice: "E’ ancora troppo presto per capire se diventerà un corridore vero. Devono quadrare un bel po’ di cose. Dicono che sia troppo bello per fare il ciclista? Dipenderà da lui...". Ignazio, che come Piero Baffi si sta mettendo in luce pure in pista, nel passaggio da allievo a juniores si era anche fermato per una stagione: "Mi era passata la voglia, ma poi la passione è tornata. Finora però per il ciclismo non mi sono mai spremuto troppo, adesso è il momento di fare sul serio per capire se e dove posso arrivare". L’altra passione di Ignazio è il... vino (la famiglia ha un’azienda): ha studiato all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (Trento), con specializzazione proprio in enologia. "Mi piacerebbe lavorare nel settore della vendita, in futuro". Il presente ora è un fisico da corazziere (alto 1.90) che fa sperare in buone prospettive al Nord. E infatti: "Mi piace Tom Boonen. E tra gli uomini della Bmc, Alessandro Ballan. Faccio il tifo per lui". Due modelli che sono più di un indizio.
Al Fiandre Under 23 Ignazio Moser sfiora l’impresa
da Trentino Corriere Alpi
TRENTO - Ignazio Moser si ferma a 800 metri dall'impresa al Giro delle Fiandre under 23, prima prova stagionale di Coppa delle Nazioni. Scattato a tre chilometri dall'arrivo assieme al belga ex campione del mondo juniores Stuyven e ad Hambrock, il forte passistone trentino del "team development" della Bmc Racing si è visto riassorbire dal gruppo proprio a poche centinaia di metri dall'arrivo. Resta comunque la soddisfazione per la grande prova offerta dal promettente figlio d'arte, che ha corso con la maglia azzurra dell'Italia e che, a 20 chilometri dall'arrivo, era stato pure vittima di una foratura. «Quando ho visto partire Stuyven a 3 chilometri dall'arrivo, ho subito preso la sua ruota - spiega Ignazio - perché sapevo che si sarebbe potuti arrivare al traguardo. Eravamo rimasti in una trentina di corridori al comando e valeva la pena di provarci. Purtroppo, però, ho pagato lo sforzo che ho dovuto compiere nel finale, a causa di una foratura a 20 chilometri dall'arrivo. Tra l'altro, sfortuna vuole, mi è capitata proprio in uno dei tratti più duri della corsa.
Lo avevo detto alla vigilia: per vincere, tutto deve andare alla perfezione. E' mancata un po' di fortuna, ma sono contento della mia prestazione». La vittoria è andata a un altro figlio d'arte, il tedesco Rick Zabel (figlio del grande Erik), che ha regolato allo sprint il gruppetto dei migliori sul traguardo di Oudenaarde, dopo i 169 km di gara. (l.f.)
16 Settembre 2014
Ignazio Moser dice addio alla bicicletta
TRENTO. Ignazio Moser appende la bici al chiodo. Una scelta in parte sofferta, ma maturata nel corso della stagione e che lascerà forse con l’amaro in bocca i tanti tifosi del campionissimo papà Francesco, il corridore italiano più vincente di sempre. Dopo due anni di professionismo con la formazione giovanile della Bmc Racing, la Bmc Development, il ventiduenne figlio d’arte ha deciso di lasciare. «Sono fermo ormai da tre settimane - racconta Ignazio, in questi giorni costretto a letto dalla varicella - Ho disputato la mia ultima corsa la penultima domenica di agosto, poi ho deciso di dire basta».
Ragazzo maturo e intelligente, Ignazio ha riflettuto a lungo sulla possibilità di proseguire con l’attività agonistica, ma dopo le attente e ponderate considerazioni del caso, ha fatto la propria scelta. Questa volta definitiva. «Sono arrivato a una conclusione per un insieme di cose - aggiunge Ignazio - Da un certo punto di vista, il ciclismo non mi piace più. Sentivo che non era più la mia vita. Facevo fatica… a fare fatica. A darle un senso. Non parlo tanto di fatica fisica, ma proprio della vita del corridore. Penso che, quando inizi a fare ragionamenti di questo tipo, sia già troppo tardi».
A dire il vero, già cinque anni fa era arrivato il primo parziale abbandono, dopo la lunga serie di vittorie conquistate da esordiente e i successivi due anni da allievo, che al contrario erano stati meno ricchi di soddisfazioni. Poi il ritorno di fiamma nel 2010, con l’argento ai campionati italiani juniores su strada e l’oro nell’inseguimento individuale alla rassegna tricolore su pista di Mori, a precedere le due stagioni da dilettante e la nuova avventura alla Bmc, con la vittoria in Giappone nel 2013 e i due successi del 2014 (Botticino e tappa al Tour de Guadeloupe).
«Cinque anni fa, quando ne avevo 17, mi ero già fermato per una stagione - spiega Ignazio - ma ero ancora giovane, ancora in tempo per risalire in sella. Ora ho 22 anni: sono ancora un ragazzo, è vero, ma ho anche un’altra maturità, un’altra consapevolezza. Per come la vedo io, e per come la ho vissuta in famiglia, a casa Moser si è sempre concepito lo sport come "eccellenza". La vita dello sportivo ad alto livello comporta un certo stile di vita e determinati sacrifici, che penso valga la pena di sostenere solamente se si hanno dei risultati eccellenti. Ci sono tanti professionisti disposti a fare una carriera da gregario, da gennaio a ottobre, e così si guadagnano da vivere. Scelta rispettabilissima, s’intenda, ma il mio carattere non mi permette di essere così. Non so se è una fortuna o meno, ma questo è quello che penso e sento».
Le due ruote, ad ogni modo, hanno dato e regalato tanto a Ignazio Moser, che si è nutrito di pane e ciclismo fin da piccolo ed è salito sul podio in ogni categoria, prima con la maglia della Montecorona, la società presieduta dallo zio Diego, poi con quelle di Lucchini, Trevigiani e Bmc. «Un’esperienza indimenticabile - conferma il 22enne figlio d’arte - e non per nulla consiglio vivamente ai giovani di praticare il ciclismo. Una scuola di vita non indifferente. Quello che ho imparato da questo sport non me lo potrà togliere nessuno e ne farò tesoro in qualsiasi ambito, professionale e non. Il ciclismo mi ha anche permesso di viaggiare molto e conserverò uno splendido ricordo di questi anni. Poi, però, si arriva ad una età in cui ci si pone delle domande: il ciclismo mi darà da vivere tutta la vita o rischia di diventare un capriccio per non andare a lavorare? Io so che sono arrivato fin qui con le mie gambe e qui ho deciso di fermarmi».
Ignazio scende dalla bicicletta, si toglie casco e scarpette. E ora? «Il mio futuro lo vedo nell’attività di famiglia (Cantine Moser, ndr) - replica - Prima, però, vorrei fare qualche esperienza lavorativa fuori, perché penso sia importante per me e per la mia crescita sotto il profilo professionale. L’idea è quella di andare all’estero. Ci sto pensando, ma la mia nuova vita riparte da qui». Una nuova sfida per il giovane Ignazio. Con l’augurio che, anche questa volta, possa essere un successo.
Il figlio di Moser lascia il ciclismo: «Troppi sacrifici, mi dedico all'azienda vinicola di papà»
articolo originale su http://sport.ilmessaggero.it/altrisport/ciclismo-moser-francesco-ignazio-moreno/905722.shtml
«Basta con il ciclismo, mi dedico all'azienda vinicola di famiglia». Ignazio Moser, figlio del grande campione Francesco, ha deciso di smettere con la bicicletta e la notizia ha destato clamore nell'ambiente delle due ruote. Il motivo della scelta? «Troppi sacrifici per pedalare, specialmente se non arrivano i risultati». La saga dei Moser nel ciclismo aveva trovato in Moreno, figlio di Aldo, e Ignazio, figlio di Francesco, la continuità negli anni. Due rampolli decisi a rinverdire i fasti familiari. Moreno ha subito stupito tutti al primo anno da professionista, incontrando poi una serie di difficoltà in una stagione del tutto negativa. Ignazio, 22 anni, era stato ottimo dilettante prima di passare tra i grandi con buone prospettive. Anche se papà Francesco ha sempre detto di vedere più forte il nipote, rispetto al figlio, Ignazio aveva vinto la sua prima gara in Giappone, bissato poi nel Giro della Guadalupa. Aveva trovato spazio nel team develpoment della Bmc, una specie di squadra giovanile della colosso svizzero. Ignazio non era un fenomeno ma neppure un brocco e aveva tutti i mezzi per crescere e sperare di costruirsi un'apprezzabile carriera. Il prezzo da pagare, per arrivare lontano, erano i sacrifici perché il ciclismo è da sempre uno sport duro e di tanta fatica. Papà Moser glielo aveva ripetuto tante volte, sin da quando correva negli allievi. Ma Ignazio, un bel ragazzo senza problemi economici, ha preferito la vita normale a quella delle rinunce per emergere in bicicletta. Forse schiacciato dall'enorme peso, che comporta il nome Moser, non ha retto le pressioni, magari pensava di vincere tanto e subito. Così non è stato ma quanti hanno cominciato soffrendo e lottando per conquistare le vittorie più importanti? Nel ciclismo è quasi un regola. Per vincere bisogna allenarsi duramente e avere fame, quella fame che a Ignazio è mancata per diventare un corridore di valore assoluto. Si dedicherà all'azienda vinicola nel Trentino, avviata da Francesco. Fortunato lui che ha un lavoro certo sul quale ripiegare, non per meriti personali. Quanti giovani, però, hanno la fortuna di scegliere? La maggior parte, tra quanti corrono, deve lottare quotidianamente per meritarsi una speranza, un contratto. Apprezziamo l'onestà professionale di Ignazio, non la facilità con la quale si è gettato sul piatto già preparato, con tanti sacrifici, dal papà sulle strade di tutto il mondo. In casa Moser l'unico corridore resta Moreno, alla ricerca di una sua precisa identità, ma pronto a sacrificarsi per onorare il prestigioso cognome.